DISQUISISCO CAOTICAMENTE SULLA LIBERTA'
Cosa significa essere liberi? Significa fare ciò che ci passa per la testa sempre e comunque? Per me essere liberi implica responsabilità.
Nel momento in cui decido di essere libero, mi assumo la responsabilità di ciò che dico e faccio. Questo comporta anche la possibilità di non essere accolto o riconosciuto dalla comunità, dal gruppo o dall’organizzazione di cui si fa parte. La libertà autentica richiede il coraggio di restare in piedi da soli, di sostenere il peso delle proprie scelte senza cercare nell’approvazione altrui una stampella emotiva.
Ecco, questo è il secondo punto: se si fa qualcosa aspettandosi accettazione altrui, significa che non si è totalmente liberi. Pretendere che gli altri si riconoscano in noi e nelle nostre scelte di libertà implica un condizionamento di pensiero e d'azione. È un paradosso sottile ma cruciale: chi cerca consenso per sentirsi libero è già prigioniero del giudizio degli altri. La vera libertà nasce quando si smette di mendicare approvazione e si inizia a vivere secondo i propri principi, indipendentemente da chi ci applaudirà o ci volterà le spalle.
Ma libertà, come diceva Gaber, è anche partecipazione. Questo è un altro punto estremamente importante: l'accezione odierna della libertà è l'esaltazione dell'individualismo sfrenato, un narcisismo travestito da indipendenza. Si confonde la libertà con il diritto di fare quello che si vuole senza considerare l'impatto sugli altri, senza sentire il peso della comunità. È una libertà vuota, sterile, che produce solo solitudine mascherata da autonomia.
Ciò si riflette anche in politica. Si affermano sistemi politici in cui l'individuo, il tiranno, il capo la fanno da padrona. Viene meno la democrazia. Il leader forte diventa l'incarnazione di una libertà illusoria: promette di liberarci dalle responsabilità collettive, dal peso del confronto democratico, dalla fatica del pensiero critico. Ma quella non è libertà, è infantilismo politico. È la ricerca di un padre-padrone che ci sollevi dal fardello della partecipazione civile.
La vera libertà non è fuga dalla complessità del vivere insieme, ma è l'accettazione consapevole di questa complessità. È la capacità di scegliere rimanendo in relazione, di affermare se stessi senza negare gli altri, di essere indipendenti restando interdipendenti. È un equilibrio precario, una danza continua tra autonomia e appartenenza.
Forse la libertà più profonda sta proprio nel riconoscere che non siamo isole, che la nostra individualità si costruisce nel confronto, nel conflitto creativo, nella tensione permanente tra il nostro bisogno di essere noi stessi e la necessità di convivere con gli altri. Non è una conquista definitiva, ma un esercizio quotidiano di coraggio e responsabilità.
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