INTERVISTA A GENNARO CESARO - SOFTWARE ENGINEER @RELATECH

Ed eccoci giunti alla seconda puntata di Intervista a, format nel quale pongo domande a coder, sviluppatori software, devops ed architetti che ho, direttamente o indirettamente, incontrato nel mio percorso lavorativo e che sono stati fonte di grande ispirazione.
Dopo l'intervista a Leanid, ho voluto somministrare  il questionario a Gennaro: di lui posso dire che è un tuttofare, un tipo silenzioso che compensa le poche parole con il codice. Credo che averlo avuto nel team - in passato eravamo colleghi - sia stato fondamentale sia in termini di produttività che di motivazione. Ma, non mi perdo in ulteriori chiacchiere e lascio a lui l'onere di presentarsi e spiegare la sua attività lavorativa.

1) Ciao Gennaro, puoi fornire ai lettori una piccola introduzione di chi sei, di cosa ti occupi e da quanto svolgi il ruolo di sviluppatore software?

Ciao a tutti, sono Gennaro Cesaro, ma se proprio volete, potete chiamarmi come mi chiamano i miei colleghi: capo. Ora, non è che io sia un grande fan delle presentazioni formali, però farò uno sforzo per rendere il tutto breve e, spero, interessante.

Era il lontano 2013-2014, durante il mio ultimo anno da geometra (si, avete letto bene, sono un geometra). È proprio in quell’anno che ho scoperto la programmazione. Ma come l’ho scoperta, vi starete chiedendo? Beh, un giorno mi sono ritrovato a fare calcoli e grafici per le solite verifiche scolastiche. Avevo bisogno di qualcosa che mi semplificasse la vita, un software che mi facesse i calcoli e mi generasse grafici da copiare sul foglio di disegno. Ed è così che ho incontrato Python. Ammetto che all'inizio era solo una necessità pratica, ma quando ho preso confidenza con il linguaggio, ho capito che era un mondo che mi incuriosiva.

E sì, dopo qualche mese, ho mollato Python perché avevo raggiunto il mio obiettivo, ma la curiosità ormai era partita. E così, eccoci nel 2024, con 9 anni di esperienza come sviluppatore software. Mi occupo di sviluppo sia frontend che backend, e ogni tanto mi diverto anche con un po' di DevOps, giusto per aggiungere un po' di pepe al mix. Il mio lavoro? Trasformare le idee in realtà, che si tratti di creare un'app, un sito o un sistema complesso. Insomma, fare magie, ma con il codice. E credetemi, quando vi dico che queste mani fanno magie… non sto scherzando!

2) Quali sono le tecnologie che utilizzi quotidianamente? E quali vorresti invece utilizzare o apprendere nel futuro prossimo?

Nel mio quotidiano, mi trovo principalmente a lavorare con Java, uno dei linguaggi che mi ha accompagnato sin dai primi passi da sviluppatore, affiancato dal classico Spring Boot. Per quanto riguarda il frontend, sono un grande fan di Angular. Mi piace la sua struttura modulare, tutto bello ordinato… un po' diverso dal suo rivale React, ma mi fermo qui, non voglio scatenare una guerra (anche se, dai, sappiamo tutti che Angular ha qualcosa in più!).

Ultimamente mi sto divertendo molto a esplorare C#, un linguaggio che conoscevo solo superficialmente ma che mi ha sorpreso per la sua versatilità e il suo ecosistema. Avevo qualche pregiudizio all'inizio, ma piano piano mi sto ricredendo è un linguaggio che offre davvero tanto.

Guardando al futuro, ammetto che il mondo dell’intelligenza artificiale e del machine learning mi affascina parecchio. Non so ancora dove mi porterà questa curiosità, ma l’idea di integrare l’AI nel mio lavoro quotidiano è qualcosa che mi intriga. Vedremo se nei prossimi anni avrò il coraggio di tuffarmi a fondo in questo mondo ancora misterioso, ma indubbiamente affascinante.

3) Quali, a tuo parere, saranno i trend tecnologici del futuro? Pensi che l’AI la farà da padrona?

Guardando al futuro, sono convinto che l’AI sarà una delle tecnologie principali, ma non credo che dovremo temerla come una macchina che prende il sopravvento e ci conquista tutti. Immagino piuttosto un mondo in cui l’AI diventa il nostro assistente invisibile, un alleato che ci aiuterà a fare tutto, dal risparmiare tempo a semplificare le cose che facciamo ogni giorno. In pratica, sarà un po' come avere un genio della lampada digitale che, invece di esaudire tre desideri, ci risolve un sacco di problemi.

Quando si parla di AI, però, non posso fare a meno di pensare a una persona in particolare: Elon Musk. Sì, lo so, è un personaggio controverso, ma credo che sarà lui, più di chiunque altro, a portare il cambiamento. Tra Tesla, SpaceX e Neuralink, sta facendo cose incredibili che sembrano uscite direttamente da un film di fantascienza. E, ammetto, mi fa pensare che tra una decina di anni potremmo trovarci a fare il check-in per un viaggio su Marte, come se fosse un normale volo aereo. E chissà, magari sarò io stesso a scrivere codice su Marte tra qualche anno.

4) Hai delle preoccupazioni sul fatto che il lavoro dello sviluppatore da qui a 10 anni potrà scomparire ed essere rimpiazzato dalle macchine/robot?

In realtà, non mi preoccupa troppo il rischio che il lavoro dello sviluppatore possa scomparire nei prossimi dieci anni. Certo, l'AI sta avanzando rapidamente e sta facendo passi da gigante in poco tempo, ma penso che il lavoro dello sviluppatore sia molto più di scrivere qualche riga di codice: è un mix di creatività, pensiero critico e capacità di risolvere problemi complessi, tutte cose che richiedono quel tocco umano.

Diciamo che scrivere codice è un po’ come cucinare: ci sono le ricette, certo, ma è il tocco dello chef che fa la differenza. L’AI è come il cuoco assistente: è super veloce, ma quando c’è da improvvisare o adattare la ricetta, deve ancora fare pratica. Come direbbe un saggio collega: Ne deve mangiare ancora di forni di pane per arrivare al mio livello!

Quindi no, non ho paura di finire fuori servizio. Al massimo, vedo un futuro in cui lavoriamo con l'AI, lasciando a lei le scartoffie digitali e liberando noi sviluppatori per le parti più creative e stimolanti. Un mondo dove mi tocca fare meno debug e più innovazione… e, francamente, non mi sembra affatto male!

5) Se potessi tornare indietro, rifaresti la scelta di studiare informatica?

Bella domanda, ammetto che ci ho pensato spesso. Da una parte sì, perché la programmazione è una passione che mi ha dato tanto, anche se non era il mio percorso iniziale. È un lavoro che mi ha permesso di scoprire una parte di me che non conoscevo, e che, nonostante le difficoltà, mi ha sempre motivato. Certo, nel nostro lavoro ci sono molte giornate NO, periodi stressanti e momenti di frustrazione, ma alla fine sono contento di aver preso questa strada. Mi piace vedere come una mia idea diventa realtà, e questo lavoro mi permette di farlo ogni giorno. La soddisfazione di risolvere un problema, di vedere il codice che funziona e che aiuta gli altri, non ha prezzo. Quindi sì, alla fine, rifarei la stessa scelta!

6) Cosa ti appassiona di più di questo lavoro? E quali invece sono le cose che non ami di questa professione e che cambieresti?

Quello che mi appassiona di più di questo lavoro è la creatività che ci mette dentro: partire da un problema e progettare la soluzione, cercando sempre il modo migliore per risolverlo. Ogni giorno è diverso dall’altro, e questo è ciò che mi tiene sempre motivato. Poi c’è quella sensazione indescrivibile quando le cose funzionano soprattutto al primo tentativo, è una piccola vittoria che ti fa sentire invincibile! Si tende a pensare che scrivere codice sia una cosa puramente tecnica, ma in realtà c’è tantissimo spazio per l'inventiva, per fare delle scelte intelligenti e trovare soluzioni eleganti.

Ma, come in tutte le storie d’amore, ci sono anche delle parti che cambierei volentieri. Prima di tutto, quella strana convinzione che sviluppare software sia solo scrivere un po’ di codice. La realtà è che dietro anche la più piccola modifica ci sono test, controlli, bug da scovare, e questo richiede tempo. Quindi, no, non potete avere la fix subito, purtroppo!

Forse eliminerei un po’ di burocrazia digitale che spesso ci rallenta e aggiungerei più tempo per sperimentare e darci spazio per l'innovazione. Ah, e magari darei alle specifiche un pizzico di chiarezza in più che, credetemi, non guasta mai!

7) Che progetti per il tuo futuro? Su quali ambito – backend, frontend o devops – pensi ti specializzerai?

Per il futuro, mi piacerebbe continuare a esplorare nuove tecnologie backend e, perché no, come ho detto in precedenza, avere il coraggio di buttarmi a capofitto nel mondo dell’AI. Credo che il mio futuro sarà sempre più full-stack e che sapersi muovere tra i vari ambiti sia la chiave per restare al passo con i tempi. Ma c'è anche una parte di me che sogna di fare una toccata e fuga verso il DevOps e diventare un po’ il maestro dell'infrastruttura, quello che sa far funzionare tutto come un'orchestra, con ogni server al suo posto e ogni container up and running.

Insomma, la mia strategia è di continuare a sporcarmi le mani in tutti gli ambiti, così da poter fare scelte sempre più mirate e avere una visione globale del progetto. L’importante è non fermarsi mai e continuare a crescere, un passo alla volta, in tutte le direzioni!

8) Che consigli daresti ad un fresco neo laureato? Che tecnologia gli consiglieresti?

Il primo consiglio che darei a un neo laureato è: non avere paura di sbagliare e non temere di rischiare. Come direbbe sempre quel saggio collega che ho citato anche prima: chi non rischia non va a letto con le donne belle!. Scherzi a parte, l’idea è che prendersi qualche rischio sia con le tecnologie che con le opportunità è fondamentale per crescere e fare esperienza. Buttati sui progetti che ti sembrano difficili, esplora linguaggi che non conosci bene, e non aver paura di fare errori, perché proprio da quelli imparerai di più. Io porto sempre con me la frase che disse Steve Jobs: Stay hungry, stay foolish.

Per quanto riguarda le tecnologie, partirei con un linguaggio solido come Java o Python, che sono versatili e usati in molti ambiti. Se ti piace il frontend, allora JavaScript con React o Angular sono scelte che non ti deluderanno. E se vuoi davvero stare al passo, non dimenticare di dare un'occhiata a Docker e alla containerizzazione: ormai sono roba che praticamente tutti richiedono. Insomma, non fermarti mai a imparare e sperimentare!

E per concludere, voglio fare una piccola rivelazione: quel saggio collega che ho citato diverse volte in precedenza, sono proprio io. Sì, a volte mi piace passare per il guru del team, ma in fondo siamo tutti in continua evoluzione. Al mio team e adesso anche a voi, condivido il mio motto: "La perfezione non è il mio obiettivo, ma la mia tendenza."

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