COME CAMBIA IL MIO PAC SU TRADE REPUBLIC



Chi mi segue da tempo sa che da circa due anni porto avanti un piano di accumulo mensile da 100 euro su Trade Republic, investendo in un unico ETF: il Vanguard FTSE All-World UCITS (ISIN IE00BK5BQT80). Si tratta di un fondo ad accumulazione, fisico, che replica l’indice FTSE All-World e include oltre 3.900 titoli azionari tra mercati sviluppati ed emergenti. È un ETF ampiamente diversificato sia a livello geografico che settoriale, con una forte esposizione agli Stati Uniti (circa il 58%), seguiti da Giappone, Regno Unito, Cina e altri Paesi. Il costo annuo (TER) è contenuto, pari allo 0,22%, e il patrimonio gestito si aggira intorno ai 20 miliardi di euro.

Le performance recenti sono state più che interessanti: +25% nel 2024, +17,9% nel 2023, mentre il 2022 aveva chiuso con un -12,7%. Nel 2025 (dato aggiornato a luglio), il rendimento da inizio anno è leggermente negativo, intorno al -1,4%, ma su base triennale la media annua resta positiva, intorno al 12%.

I vantaggi di un solo ETF

Nel tempo ho parlato spesso dei benefici di puntare su un singolo ETF ben strutturato. È una soluzione comoda e totalmente passiva, semplice da gestire, che consente un’ampia esposizione a quasi 4.000 aziende in più di 50 Paesi, mantenendo un buon bilanciamento tra mercati sviluppati ed emergenti. Inoltre, permette di contenere i costi e, grazie alla modalità ad accumulazione, evita la tassazione annuale sui dividendi. Storicamente, un approccio del genere ha offerto rendimenti medi compresi tra il 10% e il 12% annuo su orizzonti di 3–5 anni, a fronte di una volatilità intorno al 13%.

Ma ha ancora senso investire solo in questo ETF?

Nonostante le sue qualità, negli ultimi mesi ho iniziato a riflettere sull’opportunità di affiancare o sostituire questo approccio con qualcosa di più bilanciato. L’esposizione agli Stati Uniti è molto elevata, e all’interno del portafoglio pesa in modo significativo anche la componente Big Tech: Apple, Microsoft e Nvidia da sole rappresentano circa l’11–12% del totale. Questo può essere un vantaggio in certi momenti, ma rappresenta comunque una concentrazione di rischio che vale la pena monitorare.

Mi sono quindi posto alcune domande molto concrete:

Ha senso continuare a investire 100 euro al mese su questo ETF e basta? Potrebbe essere più utile aumentare la cifra mensile? O magari diversificare su altri strumenti per proteggere meglio il portafoglio nel lungo periodo?

Quanto potrei ottenere continuando con 100€/mese?

Per dare un’idea più concreta, ho provato a stimare quanto potrebbe valere un PAC da 100 euro al mese su un orizzonte di 10 anni. Ho ipotizzato diversi scenari di rendimento annuo medio:

  • Con un rendimento del 6,5% annuo (realistico guardando la media dell’MSCI World), dopo 10 anni si raggiungerebbero circa 16.300–17.000 euro, a fronte di 12.000 euro versati.

  • In uno scenario più ottimistico, con un rendimento dell’8%, il valore finale potrebbe salire a 17.500–18.000 euro.

  • In un’ipotesi più prudente, al 4%, ci si fermerebbe intorno a 14.500 euro.

Se invece si decidesse di raddoppiare la cifra mensile a 200 euro, i valori finali si attesterebbero tra i 29.000 e i 36.000 euro, a seconda del rendimento.

Diversificare con altri ETF: ha senso?

Una valida alternativa alla strategia attuale è affiancare all’ETF globale altri strumenti per aumentare l’equilibrio complessivo del portafoglio. Ad esempio, un portafoglio costruito con tre ETF potrebbe prevedere il 60% sul MSCI World SRI (una variante sostenibile e ESG dell’indice globale), il 20% sui mercati emergenti (es. ETF su MSCI EM) e un 20% su obbligazioni governative europee a breve/medio termine.

Questa soluzione consentirebbe di ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti e dal settore tecnologico, oltre a introdurre una componente obbligazionaria che tende a stabilizzare l’andamento del mio portafoglio.

Un’ulteriore evoluzione potrebbe prevedere anche l’inserimento dell’oro, che storicamente ha svolto una funzione di bene rifugio nei momenti di crisi. In questo caso, una ripartizione del portafoglio potrebbe essere la seguente:
  • 50% azioni globali (MSCI World SRI)

  • 20% mercati emergenti

  • 20% obbligazioni euro

  • 10% oro fisico (es. Invesco Physical Gold)

Cosa dicono i dati storici?

Una simulazione di backtest su un periodo di 10 anni (luglio 2015 – luglio 2025) mostra che un portafoglio con questa composizione avrebbe avuto un rendimento annuo medio del 6,5%, inferiore al 9% del solo MSCI World, ma con una volatilità molto più bassa (9,2% contro 13,5%) e perdite massime decisamente più contenute (drawdown massimo del -14% contro il -33% del benchmark). Anche l’aggiunta dell’oro ha mostrato benefici in momenti di incertezza, come nel 2020 o nel 2022.

A parità di investimento (100 euro al mese), il valore finale di questo portafoglio bilanciato sarebbe stato di circa 17.200 euro, contro i 20.000 circa che si sarebbero ottenuti investendo tutto nel solo MSCI World. Un rendimento leggermente inferiore, sì, ma a fronte di un rischio decisamente più contenuto.

In sintesi: cosa farò da agosto 2025

All’inizio dell’anno avevo già anticipato un possibile cambio di rotta: l’investimento passivo è una strategia efficace, ma solo in apparenza completamente “senza pensieri”. Con il crescere del patrimonio e l’aumentare delle incertezze geopolitiche — tra guerre commerciali e conflitti reali — ho sentito il bisogno di rivedere l’equilibrio del mio portafoglio.

Per questo motivo, a partire da agosto 2025, ho deciso di adottare una nuova strategia più bilanciata:
70% azionario globale, 30% tra obbligazioni e oro fisico.

L’obiettivo è duplice:
  • Ridurre la concentrazione di rischio legata a Stati Uniti e Big Tech
  • Aumentare la resilienza del portafoglio nei momenti di volatilità o crisi
Naturalmente, questa nuova allocazione non è scolpita nella pietra: continuerò a monitorare i mercati e ad adattare la strategia nel tempo, mantenendo però sempre un approccio coerente, disciplinato e orientato al lungo termine.


Alcuni consigli pratici:

  • Ribilancia il portafoglio una volta l’anno (ad esempio a gennaio).

  • Usa broker con piani PAC automatizzati (Trade Republic, Fineco, Directa…).

  • Quando possibile, preferisci ETF ad accumulazione per evitare la tassazione anticipata sui dividendi.

Risorse utili:

Comments

Popular posts from this blog

FONDO COMETA: UNA GUIDA COMPLETA AL FONDO PENSIONE DEI METALMECCANICI

QUERY E SPRING DATA

QUEI COPIONI DEGLI ETF

STRATEGIE D'INVESTIMENTO A CONFRONTO: DOLLAR-COST AVERAGING VS VALUE AVERAGING

AGGIORNAMENTO INVESTIMENTI 2° TRIMESTRE 2024

UNA PICCOLA INTRODUZIONE A DART

SOFTWARE TESTER ONLINE CON TESTBIRDS