SE IO FOSSI SAN GENNARO.....


Basta passeggiare per i vicoli della città all'alba, quando i riflettori del turismo si spengono e la città mostra il suo volto più autentico, per capire che qualcosa non quadra nella narrazione della "nuova Napoli". Tra i resti della movida notturna e l'odore acre che sale dai tombini, ci si chiede se quella che tutti celebrano come rinascita non sia piuttosto un trucco di prestigio mediatico, abile nel nascondere una realtà ben più complessa.

Ma è davvero possibile che Napoli venga celebrata come la città della rinascita del Sud, come la nuova capitale d'Italia? Possibile che basti uno scudetto e un turismo di massa, spesso incontrollato, per convincerci che tutto vada bene? Se fossi San Gennaro, parafrasando il grande Federico Salvatore, mi arrabbierei davvero. È innegabile che negli ultimi anni la città abbia mostrato qualche segnale di miglioramento, ma l'attuale amministrazione ha di fatto rallentato un processo avviato da chi l'ha preceduta, e oggi i nodi stanno venendo al pettine.

I trasporti restano un'utopia: gli autobus sono insufficienti, la rete tranviaria è stata ridotta al minimo e, tolto il tratto di via Marina, sembra ormai solo un ricordo. Senza un sistema di mobilità efficiente, Napoli resta una città bloccata, caotica e soffocata dal traffico. Non va meglio per gli spazi pubblici: la cementificazione ha divorato quartieri interi e le aree verdi sono poche e maltenute. Persino zone centrali e simboliche come il Centro Direzionale, che avrebbe dovuto rappresentare l'avanguardia urbanistica del Mezzogiorno, oggi appaiono abbandonate, nonostante la recente apertura della nuova stazione della metropolitana.

Il quadro è desolante anche a Piazza Garibaldi, il biglietto da visita per chi arriva in città: senzatetto, prostituzione e microcriminalità offrono al turista un benvenuto che sa più di degrado che di rinascita. Non a caso, nei giorni scorsi, il noto youtuber Simone Cicalone è stato aggredito mentre documentava con un video lo stato di abbandono della zona; e sempre l'ex pugile ha documentato in alcuni suoi video l'assoluta desolazione di tutta l'area circostante: addirittura Porta Nolana, una delle porte storiche di accesso alla città, è diventata rifugio di una colonia di ratti che, attirati dalla spazzatura rilasciata dai venditori ambulanti, si insinuano nelle crepe dei mattoni antichi.

Ma la situazione non migliora nelle zone "in" della città: mi fa specie pensare che a Posillipo vi siano persone in case lussuose – alcune anche da milioni di euro – che accettano però di vivere in un contesto di servizi scadente: manto stradale logoro, trasporti praticamente inesistenti, alberi mai potati e discariche abusive che resistono da anni. Un paradosso che dimostra come l'abbandono non colpisca solo le periferie, ma persino i quartieri che dovrebbero rappresentare l'eccellenza della città.

In tutto questo si innesta il problema della gestione dei flussi migratori: un'accoglienza priva di regole e di programmazione non aiuta chi arriva, né chi già vive in città, alimentando invece tensioni e intolleranze. Il confine tra tutela dei diritti naturali – quelli che spettano a ogni essere umano, come la dignità, la sicurezza, l'accesso a un ambiente salubre – e la salvaguardia del decoro urbano è molto sottile. È qui che si misura la capacità di una città di restare umana senza rinunciare al proprio ordine.

E poi c'è il turismo. Se da un lato ha portato ricchezza e visibilità internazionale, dall'altro rischia di soffocare Napoli stessa. Il centro storico e i quartieri più visitati si stanno trasformando in un grande parco tematico, popolato da bed & breakfast, fast food e ristoranti tutti uguali, mentre botteghe artigiane e locali storici chiudono i battenti. Il rischio è quello di perdere l'anima della città, sostituita da una cartolina costruita su misura per il turismo mordi e fuggi.

Napoli resta una città straordinaria, ma raccontarne solo i trionfi calcistici o il boom di visitatori significa chiudere gli occhi davanti ai problemi strutturali che la paralizzano. Senza un piano serio fatto di trasporti efficienti, spazi verdi, gestione equilibrata dell'accoglienza e un turismo sostenibile che non divori la sua identità, quella che oggi viene definita rinascita rischia di rivelarsi soltanto un'illusione.


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